Articolo pubblicato su VERONA FEDELE: don Sergio Fasol, nostro parroco

Don Sergio Fasol è stato nostro parroco dal 2000 al 2002. Un periodo brevissimo: forse neppure sufficiente per imparare a memoria tutti i nomi delle vie della parrocchia. Cosa si può dunque dire di un pastore, a 18 anni di distanza da quando ha lasciato la nostra comunità e per di più rimasto fra noi per una durata così breve? Il tempo gioca indubbiamente un ruolo importante nei rapporti umani, soprattutto sul piano della reciproca conoscenza. E in riferimento a don Sergio, penso che questo sia l’aspetto che più ci amareggia: non esserci vicendevolmente conosciuti abbastanza. Purtroppo, come sappiamo, sono stati i suoi gravi motivi di salute a far sì che, all’epoca, il Vescovo lo chiamasse anticipatamente ad un incarico molto meno gravoso, rispetto alla conduzione di una parrocchia attiva e numerosa come la nostra. Per di più, oltre alle forti preoccupazioni per la sua malattia, don Sergio fu costretto ad affrontare con grande sofferenza la tragica ed improvvisa morte del suo curato, don Stefano Piacentini, che si era accollato, in perfetta armonia e piena collaborazione, una buona parte dell’attività pastorale della parrocchia. Anche se è passato parecchio tempo da quei drammatici giorni, ricordo che don Sergio era letteralmente distrutto. Il suo tratto sempre così riservato, al limite della timidezza, in quel triste periodo lasciò il posto all’aperta manifestazione dei suoi profondi sentimenti e alle lacrime: anche in pubblico. Per fortuna però, specialmente prima della malattia, don Sergio poté mostrare anche gli aspetti piacevoli del suo carattere: la sottile ironia, il facile sorriso, la bontà d’animo, la mitezza, la grande modestia, lo spiccato spirito di adattamento. Quando arrivò fra noi, trovò una parrocchia vivace e ben organizzata e si guardò bene dal proporre o, peggio, dall’imporre cambiamenti conformi ai suoi gusti e alla sua visione della pastorale. E saper accettare e riconoscere il buon lavoro fatto da altri, non è da tutti: solo gli umili autentici ci riescono. Don Sergio era evangelicamente un umile. In punta di piedi è giunto fra noi e in punta di piedi se n’è andato. In punta di piedi ha camminato su questa terra e in punta di piedi è salito in Cielo. Questo era il suo stile. Chissà perché, don Sergio mi ricorda papa Luciani: stessa mitezza, stesso sorriso, stessa umiltà. Entrambi però, in un periodo brevissimo, sono riusciti a lasciare il segno: dev’essere la potenza della modestia… Ciao, don Sergio, ricordati di questa comunità che è stata anche la tua. Abbraccia, per noi, don Stefano e tutti i nostri preti che, in questa chiesa, hanno amministrato i sacramenti ed ora, insieme con te celebrano la liturgia del Cielo. 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             Gianni Lorenzetto